Scautismo e Disabilità, la sfida di Sharjah 2012

“Determination!”, “Challenge!”, “Empowerment!”, “Confidence!”: questi erano i nomi che si sentivano gridare in mezzo alla sabbia la mattina presto, alla Missione Scout di Sharjah, negli
Emirati Arabi Uniti. Già, ma cosa c’entrano gli Emirati Arabi Uniti? Ebbene, cominciamo dal principio…
Ogni 2 anni, lo sceicco di Sharjah, capitale istituzionale degli UAE (United Arab Emirates) organizza un International Scout Gathering, ossia un raduno mondiale scout, al quale può
partecipare un ambasciatore per ogni Stato del mondo, ed ogni edizione porta un titolo diverso. L’edizione 2012 è stata definita “ 5th International Scout Gathering: Scouting and integrating people
with disabilities” e sostanzialmente ha costituito occasione sia per scambiare esperienze di lavoro ed integrazione di disabili all’interno di realtà scout di tutto il mondo, sia per venire a conoscenza di come gli UAE gestiscono ed integrano la disabilità nella società.
Io ho partecipato come ambasciatore dell’AGESCI, e quel che sto raccontando è un breve riassunto di questa esperienza.
Quando mi è stato proposto di partecipare ero incredulo, ma con l’aiuto dei miei capi Clan abbiamo sistemato le faccende burocratiche e preparato il necessario: ogni rappresentante, infatti, doveva
portare con sé una presentazione del progetto (riguardante la disabilità) in cui era coinvolto. Una volta arrivato alla Missione Scout di Sharjah, una sorta di grande base scout dove erano alloggiati nelle tende tutti i partecipanti, è iniziata questa esperienza di confronto e scoperta sulla realtà dell’handicap.
Uno dei momenti più importanti è stato lo scambio delle esperienze: ognuno di noi aveva qualche minuto di tempo per esporre il proprio progetto, davanti al plenum dei partecipanti, ed è stato
“curioso” osservare quanta differenza ci sia tra la gestione della disabilità all’interno dello scoutismo Paraguayano piuttosto che Belga, Polacco oppure Thailandese. Ognuno aveva una storia
alle spalle, una storia di disabilità affrontata e gestita in maniera migliore possibile, ed era lì, pronto a mettersi in gioco per conoscere e far conoscere questi frammenti di realtà.
Servirebbero due giornalini per elencare tutte quante le esperienze, erano davvero tante e variegate, alcune anche vissute in prima persona: c’erano infatti un ragazzo sordo e un ragazzo con gravi
difficoltà a camminare.
La disabilità fisica è la più considerata: non ho sentito nessuno parlare di progetti nell’ambito scout con ragazzi con deficit mentali. Per quanto riguarda la municipalità e l’impegno socio-civile degli UAE nei confronti dei disabili, ho potuto notare che hanno numerose infrastrutture ad hoc per disabili (piste per ciechi, ascensori riservati, sportelli riservati agli uffici pubblici…) ed abbiamo avuto occasione di visitare un centro di riabilitazione-rieducazione in Sharjah, il quale ospitava molti ragazzi con disabilità sia fisica che mentale.
Per quanto riguarda la comunicazione, l’inglese la faceva da padrone, ma non era facile esprimersi con gente completamente nuova, di differenti tradizioni, di differente mentalità e provenienza!
In quei dieci giorni passati negli UAE, abbiamo fatto anche tante esperienze “extra”, come la visita a Dubai, il safari nel deserto, la visita all’acquario di Sharjah…insomma, non c’era tempo di
annoiarsi!
Ma il bagaglio che ho riportato a casa è pieno soprattutto di nuove conoscenze, amici da tutto il mondo e soprattutto di “diversità nella diversità”, riferito al vario panorama che offre lo scoutismo in quanto a gestione, integrazione e anche valorizzazione della disabilità.

Giovanni Maragnoli.

Impaginazione a cura di
Letizia Salvo
Pattuglia Internazionale Agesci

Nessun commento a "Scautismo e Disabilità, la sfida di Sharjah 2012"

    I commenti sono moderati.
    La moderazione potrà avvenire in orario di ufficio dal lunedì al venerdì.
    La moderazione non è immediata.
    I tuoi dati personali, che hai fornito spontaneamente, verranno utilizzati solo ed esclusivamente per la pubblicazione del tuo commento.