Alla ricerca di un cambiamento

“Ci sarebbe la possibilità di andare in India, sei disposta a partire?”

“Certo!” ho risposto “devo chiedere al mio capo, perché il periodo non è dei migliori, ma io non vedo l’ora!”

Dopo qualche giorno ho avuto il benestare da tutti, famiglia, staff e lavoro. Fortunatamente anche il mio ambiente lavorativo è strettamente legato allo scoutismo e, nonostante dovessi partire nel mese più intenso, ho avuto il massimo sostegno dai miei capi e colleghi (che ringrazio ufficialmente!)

I viaggi mi hanno sempre incuriosito, ma questa volta sapevo davvero poco di quello che mi aspettava e tra i miei sentimenti si alternavano voglia di avventura e un po’ di timore.

L’India è un paese molto diverso dal nostro e poi sarei stata l’unica italiana, avrebbero paarlato tutti inglese e non avrei conosciuto nessuno. Un’ amica ha avuto il coraggio di rispondermi “Enri, anche quando sei partita per il CFA non conoscevi nessuno!” E io, ancora forte di quell’importante esperienza, ho smesso di pormi domande e ho iniziato a farmi la valigia.

Il viaggio è durato circa 10 ore più gli scali dove ho incontrato le prime compagne di avventura, due danesi.

Atterrate a Puna, Emily ci aspettava; abbiamo preso un taxi e, nel giro di 20 min, siamo arrivate al centro chiamato Sangam.

La struttura era un enorme centro di accoglienza con stanze, sala da pranzo e grande stanzone per le attività, c’era anche la piscina, la lavanderia, un sacco di cose che ci permettevano di essere completamente autonome all’interno del centro.

Il posto era molto tranquillo, nonostante dall’altro lato della strada ci fossero le slam, delle specie di tendopoli dove vivevano persone molto povere. Le caste non esistono più per lo stato, ma ogni cognome è indicativo, quindi non appena ti presenti ognuno sa già di che casta saresti, e comunque resti, per buona parte della popolazione.

Il primo giorno mi sono ambientata e ho iniziato a scambiare qualche parola con le prime arrivate: 16 europee, 9 asiatiche, 7 africane e 7 dell’America. Tutte ragazze perché l’evento era un evento WAGGS (World Association of Girl Guides and Girl Scout) quindi solo ragazze e tutte sotto i 30 anni.

Dal secondo giorno è iniziato il campo con il classico ritmo di tutti i campi di formazione, sessioni mattina e pomeriggio; spesso ci trovavamo a preparare delle cose anche durante le pause merenda e i pasti.

Abbiamo parlato di come essere capi coerenti, testimoni e soprattutto fiduciosi in un futuro migliore; abbiamo visto filmati e capito che per creare un cambiamento nel mondo, grande o piccolo che sia, bisogna crederci e credere che ogni piccola azione avrà il suo peso e le sue conseguenze.

Mi sembrava sempre più un’utopia, ero lì per parlare di cambiamento globale, dei problemi che abbiamo relativamente all’ambiente, all’uso di energie rinnovabili e della sostenibilità ambientale e invece mi ritrovavo a parlare di me stessa, dei miei pregi e difetti, del mio essere capo, delle mie debolezze, della mia poca autostima, proprio di me insomma. Inizialmente proprio non capivo come fosse stato pensato questo evento, ma c’era qualcosa che mi incuriosiva, forse c’era un grande scopo finale che ancora non capivo…

La settimana è stata lunga e piena di attività, abbiamo anche avuto la possibilità di vedere un po’ di India e di vivere sin dall’inizio uno dei momento più belli: la cerimonia iniziale. Ognuno di noi con la sua uniforme, blu, verde, grigia, cachi, azzurra, colori e forme veramente diverse, ma tutte le mattine all’alzabandiera facevamo tutte lo stesso saluto.

Un po’ alla volta ho migliorato il mio inglese, ho cercato sempre più il confronto e infine ognuna di noi è tornata a casa con la sua proposta.

Nell’ultimo giorno e mezzo abbiamo scritto il nostro progetto per cambiare il mondo e il bello è che ci crediamo! Io ci credo! Posso fare la differenza ogni giorno con ogni piccolo gesto!

In Africa i progetti si basano sulla prima educazione ambientale nelle scuole, sul piantare alberi e ridurre l’uso della legna, in Occidente attività di confronto, conferenze su grandi temi, in Europa piccole azioni prevalentemente legate ai trasporti e al riciclo, in Asia ridurre l’uso del computer. Ognuno a suo modo può fare la differenza!

Ci siamo confrontate e siamo riuscite a scrivere 39 progetti diversi che sono ricchi di consigli da tutto il mondo, 39 progetti che cambieranno il mondo! Ognuna di noi oggi è consapevole del fatto che le altre 38 stanno lavorando con tutte le loro forze per raggiungere un unico grande obiettivo. Certo sembrava impossibile, ma dopo aver visto tutte le Scout e Guide del mondo io penso che siamo in tante e che possiamo veramente superare tutti gli ostacoli, compreso quello dei nostri governi. Solo ora posso dire che tutte le sessioni fatte ci sono servite per renderci conto che abbiamo molte potenzialità e dobbiamo credere fermamente in quello che proponiamo per riuscire ad ottenere un grandissimo cambiamento!

Mercoledì 20 Marzo ero in aeroporto cercando qualche ricordino da portare a casa, ero con diverse ragazze che avrebbero preso il volo poco dopo il mio, il commesso ci chiede se vogliamo un sacchetto per i nostri acquisti e noi con un bel sorriso abbiamo risposto: “No grazie, siamo giovani ragazze che vogliono cambiare il mondo!” Ormai non basta più un “No grazie” dobbiamo andare oltre e proporre a tutti quello in cui crediamo.

Venerdì sono tornata al lavoro e con tutta la mia forza ho vinto la pigrizia:

tragitto: casa-lavoro,

percorso: 7 Km

tempo: 25 min,

mezzo: bicicletta

emissioni: ZERO!

Un primo passo verso un mondo migliore! Il mio progetto è fatto proprio di piccoli gesti che devono diventare parte integrante della nostra vita! Mi auguro che tutte le comunità capi del mondo rispondano a questa chiamata!

Non si può più aspettare: dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo!

Enrica Marra

A cura di

Letizia Salvo

Pattuglia Internazionale Agesci

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