Se sentite il nome Boy Scouts d’America, cosa vi viene in mente all’istante?
La prima cosa che mi verrebbe da consigliare e di provare a dimenticare momentaneamente alcuni degli stereotipi che di solito si presuppongono nei confronti dei Boy Scouts of America, chiamati comunemente BSA.
Ebbene, prima di tutto i BSA non hanno i campi estivi di due settimane come i nostri reparti italiani (che chiamano Troop), ove i capi reparti organizzano ambientazione, materiali, giochi e cibo…, ma hanno grandi basi sparse su tutto il territorio USA, dove ogni settimana si susseguono circa 200/300 ragazzi, nel caso del mio campo, che frequentano delle attività gestite dallo staff organizzatore. Dunque, ogni settimana dei capi reparto (chiamati Scoutmaster se sei il capo unità o Assistent Scoutmaster se sei aiuto-capo) accompagnano la loro Troop per partecipare al campo.
Lo staff è composto da circa 40/50 persone che durante tutto il periodo dei campi possono variare, ma che per lo più rimangono invariate. Esso è poi suddiviso in altri staff più piccoli in base alle materie che verranno insegnate, ad esempio: ambito acquatico (nuoto, canoa, barca a vela…); arrampicata (climbing, C.o.p.e.); natura (scienze naturali, pesca, conoscenza degli animali e del bosco); abilità manuali (intaglio legno, costruire cestini in vimini o sedie, lavoro del cuoio, suonare strumenti musicali…); sport con armi (tiro col fucile, tiro con l’arco e tiro al piattello) e abilità scout, nel quale ero inserito (campismo, pionieristica, orientamento…).
L’età media nello staff è molto giovane in quanto è formato da quasi tutti ragazzi dai 14/15 anni fino ai 20/21 con qualche sporadica eccezione per coloro che dirigono degli sport un po’ più pericolosi e che quindi sono più adulti. Io quindi mi ritrovavo ad essere uno tra i più vecchi, ma all’apparenza estetica ciò non si riscontrava in quanto i ragazzi americani, appaiono essere realmente più grandi nell’aspetto fisico e nelle capacità manuali e di gestione, così mi sentivo confondere tra loro. Varie volte mi hanno chiesto cosa mangiamo in Italia per restare più giovani! Lo staff è quindi come un numeroso Clan/Fuoco che conduce tutto il campo per 2 mesi, intrattenendo e insegnando ai ragazzi partecipanti le diverse attività e competenze.
STRUTTURA DEL CAMPO
Il campo per ospitare più di 300 persone alla settimana è piuttosto grande.
– Ogni troop è situata in uno dei sottocampi presenti nella base. Essi sono più o meno grandi in base al suo numero di partecipanti per Troop e sono denominati con i nomi delle tribù dei nativi americani: Sioux, Pownee, Navajo, Cherokee…Questi sottocampi hanno delle tende: una ogni 2 ragazzi o Scoutmasters e sono situate intorno ad un cerchio per il fuoco fatto con dei ciocchi di legno o panche. Tra i diversi sottocampi si trovano delle strutture con bagni e docce comuni.
I ragazzi non si montano le tende, ma vi provvede lo staff prima che inizi il campo. Vi è, infatti, una settimana di preparazione di tutto il campo da parte dello staff prima che inizino ad arrivare le settimane in cui si susseguono i ragazzi.
I ragazzi partecipanti al campo non si accendono il fuoco per cucinare, non si organizzano i cerchi serali, non si piantano le tende…ma allora che cosa fanno?
Qual è lo scopo di frequentare il campo?
Partecipare al campo dei BSA per un ragazzo è una delle occasioni migliori per ricevere i distintivi che loro chiamano Merit Badges. Essi corrispondono per lo più alle specialità del reparto. La progressione personale dei BSA non si svolge in base alle 3 tappe come in Agesci, ma è relazionata in base al numero e al tipo di Merit Badge che ogni ragazzo raggiunge. Le loro categorie sono:
– Tenderfoot
– 2nd Class
– 1st Class
– Star
– Life
– Eagle scout
Per raggiungere il grado di Eagle scout occorrono 21 Merit Badges, di cui 11 a scelta e 10 prestabilite per tutti gli scouts in USA. Per esempio per raggiungere il grado di Life e quindi Eagle bisogna saper nuotare o conoscere il pronto soccorso, mentre è facoltativo scegliere e conoscere la pionieristica od orienteering o intaglio del legno.
Perciò, molti dei ragazzi che frequentano i campi hanno meno di 18 o 17 anni, poiché i più grandi hanno già raggiunto il grado di Eagle e non avrebbe senso partecipare alle attività; anzi molti di essi le insegnano.
Utilizzo la parola ‘insegnano’, in quanto durante tutta la giornata la maggior parte del tempo viene utilizzata per insegnare ai ragazzi le diverse tecniche e attività offerte dal campo. I boy scouts delle diverse Troops, infatti, si dividono in base ai corsi che vogliono frequentare durante la settimana. Hanno 2 materie alla mattina e 1 al pomeriggio, poi nel tempo libero del pomeriggio vi è la possibilità di approfondire ciò che si è appreso durante la lezione e migliorarlo.
I diversi Merit Badges vengono illustrati ed applicati in modo differente qualora siano improntate su attività fisiche o più prettamente intellettuali. Quindi, vi erano i diversi membri della staff del campo che si occupavano di insegnare queste materie ai ragazzi, facendo loro provare con le attrezzature dal vivo tutto ciò che esponevano, come se fossero degli allenatori di sport per le attività fisiche (tiro con l’arco, nuoto, climbing, canoa…) o come maestri di scuola per quelle più sedentarie (cittadinanza della Nazione, cittadinanza del Mondo, Scienze della foresta) o una via di mezzo per le attività tecniche (campismo, pionieristica, orienteering…). I ragazzi, però, differentemente che in Agesci, non si scelgono gli impegni da portare a termine o obiettivi da realizzare, ma tutti i requisiti per ogni Merit Badges sono elencati in un apposito manuale.
Questi manuali sono identici per tutti i BSA negli USA, perciò a tutti gli scout statunitensi vengono richiesti i medesimi obiettivi da raggiungere. Colui che fa da maestro durante la settimana deve verificare che i ragazzi raggiungano i requisiti elencati nel libretto. Egli ha delle Blue Cards (ossia un piccolo cartoncino blu) per ogni ragazzo che frequenta il suo corso e che deve compilare in base al numero e tipo di requisito raggiunto. Qualora il ragazzo raggiunga tutti i requisiti la sua Blue Card sarà completa e potrà ottenere il Merit Badge, altrimenti esso sarà parziale e lo scout dovrà terminarlo dopo il campo. I Marit Badges per i BSA sono circa 120 e molti di loro neppure sanno quali e quanti siano effettivamente tutti.
La qualità di uno Scout Camp è misurata in base al numero di attività che ti offre e talvolta non soffermandosi neppure molto sulla qualità degli insegnamenti.
Personalmente, non ero abituato a dover insegnare in questa modalità un po’ artificiosa e limitante a livello di libertà di scelta. Io ero addetto ai corsi di pionieristica e cittadinanza del Mondo. Per esempio, quando insegnavo pionieristica, dovevo attenermi ai nodi, legature e tipologie di costruzioni elencate nel manuale, altrimenti i ragazzi non avrebbero ottenuto la specialità. Se avessi voluto insegnare loro un nodo differente, non sarebbe interessato, in quanto inutile al fine dell’ottenimento del Merit Badge.
MASCHI E FEMMINE
Come ben intuibile dal nome Boy Scouts of America la diarchia non è contemplata.
Le varie Troops al campo sono accompagnate dai loro Scoutmasters rigorosamente uomini, anche se può capitare tra gli Assistant Scoutmasters ci siano delle donne. Spesso questi capi reparto sono i genitori degli stessi ragazzi che fanno scoutismo. All’interno dello staff del campo, la percentuale femminile è molto ridotta, ma ammessa. Capita, infatti, che determinate materie vengano insegnate da ragazze che abbiano svolto particolari studi o abbiano particolari competenze. Per esempio tra chi teneva i corsi di Natura c’era una studentessa dell’università di biologia, tra chi insegnava climbing o nuoto c’erano delle ragazze brevettate in materia. I Directros del campo, però, erano esclusivamente uomini. I ragazzi rimanevano stupiti, oltre ad invidiare i loro coetanei italiani, quando gli si spiegava che in Italia vi era la possibilità di fare scoutismo maschi e femmine assieme, con le stesse identiche mansioni e compiti!
IO E IL CAMPO
A primo impatto, se ripenso a ciò che ho vissuto è stata una straordinaria e bella esperienza di crescita personale. Di sicuro si impara a mettersi in gioco e a provare qualcosa di diverso.
Non posso, però, dire che sia stata una cosa semplice e la difficoltà maggiore l’ho avuta nel fatto dell’esser capo qui in Italia. Forse, il problema maggiore.
Se avessi vissuto il campo come esploratore od esterno allo scoutismo avrei fatto i salti di gioia: mille attività, un sacco di stimoli, persone cordiali ed estremamente gentili. Ma, per me, in molte cose B.P. e lo scoutismo là sono morti. Non mi è facile racchiudere nelle parole scritte ciò che penso, sarebbe meglio un dialogo, per non ingenerare fraintendimenti o opinioni errate in chi legge, poiché non posso rispondere a domande che potrebbero sorgere spontanee, né spiegare meglio.
Se qualcuno mi chiedesse “che cosa hai imparato dal metodo BSA?” mi verrebbe da dire gran poco. Lì, scoutismo è fare attività, per ricevere Merit Badge e cresecere di livello.
I 4 punti di B.P. e tutto ciò che segue nell’educazione del ragazzo non esistono. Addirittura c’è chi non conosce nemmeno B.P. Certo, c’è una rivisitazione dello scoutismo per le esigenze degli americani. Gli apprendimenti di vita sono fatti dal provare a vincere i propri limiti e paure imparando a nuotare, arrampicarsi,…e dallo stare assieme agli altri ragazzi. Ragazzi che nelle loro Troops nemmeno si conoscono tutti per nome, in quanto sono in tanti, di cui alcuni rimasti a casa.
Vi è un sacco di spreco, non si riciclava nulla, né cibo, né materiali, né altro, in quanto tutto era ricompreso nel budget finale. C’ho speso molta rabbia. Sembriamo noi strani a farci problemi morali per i giochi d’acqua al campo!
Gente che viene pagata per fare scoutismo. Forse si può considerare che dei ragazzi dello staff, che stiano dei mesi in mezzo ai monti ad organizzare attività per altri ragazzini, abbiano diritto ad un minimo di retribuzione. Ebbene a causa di ciò, secondo me, ho visto perdersi tutto quello spirito di servizio verso gli altri che dovrebbe contraddistinguere uno scout. Aspettare ansiosamente la fine della propria ora di lezione e delle proprie settimane di campo facendo solo il minimo indispensabile per passare la giornata, aspettare che i ragazzi tornino a casa per avere il giorno libero al fine settimana, esser stufi di vedere ragazzini in giro, tutto ciò perché lo scouting era ridotto quasi ad un lavoro. Il campo scout dei BSA è un enorme macchina economica. Si perde quella gioia di quando si ritorna a casa stanchi dopo un campo, avendo trascorso mille vicissitudini, magari chiedendosi “Ma chi me lo ha fatto fare?”, ma esser di nuovo pronti a ricominciare.
C’era la possibilità di avere tutto e subito: si rompeva qualcosa, c’erano gli addetti ai lavori di manutenzioni; dovevi dormire all’aperto, il negozio ti forniva le coperte termiche, avevi sete o fame ti potevi comprare cibo e bibite. Molto spesso, infatti, se spiegavo come funziona il campo estivo in Italia vedevo che si domandavano, ma non chiedevano per rispetto, perché ci complicassimo tanto la vita. Che bisogno c’era di privarsi di mille cose? Perché?
Allo stesso tempo non mi sento nemmeno di dover criticare troppo, poiché è qualcosa che non conoscono. Manca qualcuno che glielo abbia insegnato e gli sia stato d’esempio.Vedi che comunque c’è un impegno di fondo. Fa parte di una loro abitudine che quasi inconsciamente hanno, senza boria né cattiveria. Per tanti aspetti sono molto più aperti di noi. C’è paradossalmente un senso del rispetto molto più marcato.
Tutto ciò mi pone in contrasto, poiché mi risulta complicato dare una visione univoca rispetto a questo viaggio tra gli scout americani.
CONSIDERAZIONI FINALI
Tutto quello che sono riuscito a raccontare è solo una piccola parte di quello che si è sperimentato. Tante cose un po’ le ho dimenticate, un po’ le ho epurate per non dilungarsi ancor di più. Di sicuro è una realtà difficile da comprendere, poiché oltre a capire cos’è tipicamente americano, tipicamente californiano e tipicamente scout, c’erano pure le proprie tradizioni, comportamenti e usanze del campo, differenti dagli altri campi. Modi di fare e atteggiarsi, che anche per alcuni scout americani parevano nuovi e non comprensibili. Ciò simboleggia che ciò che ho descritto non è lo scoutismo dei BSA, ma solo quello che ho percepito io. Perciò potrebbero esserci mille cose con cui non si concorda se si fosse vissuti anche solo nel campo affianco al mio, sempre gestito dai BSA. Lo scoglio più grande che cerco ancora di comprendere è quale valore sia e quali valori dà lo scoutismo per i ragazzi americani, sapendo che lo vedo solamente con gli occhi di un italiano. Ciò non vuole esser solo retorica, in quanto ho conosciuto persone che non erano scout, ma hanno vissuto anch’esse in quel campo, poiché lavoravano con diverse mansioni, e pure loro eran stupite di come fosse talvolta facile la vita di questi scout.
Fatto sta, che, forse, già l’opportunità di non dormire nel proprio letto, rinunciare per una settimana a dei videogiochi, lo stare a contatto con gli altri, nonostante le tante altre comodità che questi ragazzi hanno al campo, sia già un grande salto verso quell’essenzialità contrapposto al loro agio di vita.
Contemporaneamente mi chiedo, ma se non noi e di sicuro non i BSA sono quegli scout che vanno a caccia di animali e si costruiscono i rifugi sugli alberi, da dove nascono tutti i mille stereotipi sugli scout?
Qui non racconto le belle amicizie instaurate, i rapporti creati e le molte (forse la maggior parte) vicissitudini personali, poiché l’unico scopo che mi sono fissato, in qualche modo, è stato quello di provare a descrivere un altro tipo di scouting, anche in considerazione di chi volesse mai provare a partecipare a quest’opportunità.
Nonostante le numerevoli contraddizioni vissute, mantengo in me un gaio ricordo e un sentimento di tenerezza verso questa terra che mi ha accettato, nutrito, e fatto vivere una grande avventura.
RINGRAZIAMENTI
– Ringrazio in primis la mia Staff E/G che ha sopportato pazientemente la mia assenza sobbarcandosi un bel lavoro.
– Ringrazio la mia Co.ca., A/E e Capi Gruppo che mi hanno dato il nulla osta e l’incoraggiamento a partecipare.
– Ringrazio i BSA e Camp Oljato per avermi accolto tra loro.
– Ringrazio l’Agesci settore Internazionale, per avermi supportato e aiutato nel momento prima di partire, soprattutto Marco della Segreteria.
Grazie.
Emanuele Gozzi
VERONA 18
A cura di
Letizia Salvo
Pattuglia Internazionale Agesci
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